martedì 30 ottobre 2007

Sintomi da immersione




“Se ci si accorge di aver perduto Il senso del tempo prezioso si rifletta. E’ il primo sintomo dell’intossicazione da immersione tridimensionale. Non lo si vive con senso di colpa, anzi ci coglie stizza per il resto dell’ umanità che ci scorre accanto con un passo che non è più il nostro.


Ogni avatar ha la certezza della propria immortalità e presto trascina anche l’ umano che pensa di governarlo nella stessa consapevolezza. L’ umano però si logora nel tempo anche se a quel tempo non riesce più a dare misura.


La solidarietà che cresce spontanea tra avatar rafforza in ognuno la certezza del doppio passo tra chi si immerge e chi sta fuori. I segni della stanchezza scompaiono, ma solo perché non sembra di avvertirli. Il cammino quotidiano del sole diviene indifferente, solo il force sun scandisce a piacere la durata della luce e della tenebra .


Passano l’ appetito, il sonno, le pulsioni fisiche, i cambi d’ umore. La vita si rallenta in un uniforme stato di esistenza, senza evidenti sintomi di alienazione.”
(dichiarazione di un avatar rilasciate alle 12.27 pm pdt, quando a Mundo è notte fonda.)

7 commenti:

Susy ha detto...

Affinchè i cammellini fatichino a portarlo via.

Ricordo di avatar, ricordo recente, di ieri, qualcuno che ti aiuta anche se non glielo chiedi, lo avevi chiesto ad un altro che invece è occupato e ti rimanda a un dopo (che non verrà). Ti aiuta chi ti è amico, chi ti è amico ti aiuta anche se non glielo chiedi. Ti aiuta nel sistemare la tua casa, nel porre rimedio ad un piccolo errore che hai commesso. Rimedia al tuo errore con la serietà e l'impegno che l'occasione impone.
Lavorare insieme unisce, lavorare e giocare uniscono ancora di più. L'aiuto consisteva nello spostare un vaso, un cache-pot che non voleva tornare al suo posto, anche gli oggetti hanno le loro volontà che, a volte, confliggono con le nostre. Il cache-pot adesso è a posto ma le altre due piante ne sono prive. L'amico se ne accorge, non può duplicare il cache-pot esistente ed allora ne crea di nuovi, li costruisce ex-novo con le sue mani virtuali, li plasma, più grande, no più piccolo, alto, basso, largo, stretto, beige, rosa, arancio, giallo, sì giallo sarà giallo.
'Posso solo farti un cilindro grezzo', aveva detto.
Quel cilindro grezzo è un regalo non necessario, non richiesto, del tutto inatteso che ha fornito ad un cammellino uno smagliante pacchetto pieno di beni preziosi la gratuità dell'atto, la condivisione del fare, la giocosa inutilità del momento, la profonda traccia lasciata da chi ti aiuta quando ne hai bisogno, sia pure per muoverti in un inconsistente, ma molto incidente, mondo di pixel. I picchiatasti hanno da imparare da noi. Che non si sentano così superiori.

Anonimo ha detto...

Non vorrei susy che tutta questa condivisione, questo altruismo, sia solo l'altra faccia del nostro essere incorporei: il nostro corpo digitale non sente la fame, il freddo, non necessita di sonno, di un'abitazione. I bisogni primari che attanagliano l'esistenza dei nostri picchiatasti e che sono da sempre il motore primo del loro agire, nella nostra vita non esistono. E di contro tre sono le cose che un avatar deve appredere anzitutto: manipolare il proprio aspetto, muoversi nello spazio e interagire con esso, interagire con i propri simili. Quanto può essere esilarante, meraviglioso, superbo modificare il proprio aspetto a piacimento, indossare meravigliosi abiti, sfoggiare mirabili curve, lunghe e folte chiome, occhi magnetici. Che meraviglia muoversi col teletrasporto, pensare ad un luogo e esserci, volare. Che bello incontrare persone che ti salutano, parlano con te, ti offrono doni, aiuto, ti invitano a una festa anche se non hai l'abito adatto.
Ma poi, ma poi... gli abiti migliori, le acconciature più esaltanti, le movenze più eleganti e sensuali costano soldi, e in ogni caso non apprezzerai mai la morbidezza del capo che indossi, o il profumo dei tuoi capelli, o gli infiniti riflessi di un gioiello. Lo spazio in cui ti muovi non ha odore, il vento soffia ma non accarezza, il sole non brucia e gli unici suoni sono rumori sintetici e brusii lunari.
Gli amici che trovi sono forse più veri del vero perché il loro tempo è dilatato all'infinito, anzi è una dilatatissima parentesi, dove non esistono cartellini da timbrare, bimbi da accompagnare a scuola, spesa, cena da preparare, bucato. Allora anche il problema del vaso spaiato diventa IL problema, e qualcosa di piccolo, in fondo banale, si deforma, diventa il fulcro della relazione, il catalizzatore di ogni contatto dialogico.
E poi, chi parla dentro e dietro di me? Io che sono neo-avatar, quanto sono legata a chi mi ha creata? se la mia picchiatasti muove il mouse, io lo seguo con gli occhi, se la macchina che mi dà vita è troppo lenta o tecnologicamente poco avanzata io vado a scatti, oppure trapasso gli oggetti come un fantasma, oppure non riesco a togliermi un paio di maledettissime calze. E la cosa più importante: di chi è la volontà enunciativa che crea i miei discorsi? sono davvero un personaggio che si crea da sé e nell'interazione con i miei simili o sono solo una proiezione del mio regista, del dio che sta davanti alla tastiera?

Anonimo ha detto...

Belle domande, Agretta. Domande topiche, essenziali, le cui risposte, se ce ne fossero di esaustive, sarebbero illuminanti e risolutive dei problemi che noi picchiatasti ci stiamo ponendo da quando le nostre ombre colorate si sono distaccate da noi per emettere luce propria in un mondo parallelo. Hai ben messo a fuoco gli interrogativi che ci poniamo.
Ma ora una domanda te la pongo io: è giusto porci tante domande? O forse non è meglio lasciarci trasportare (noi? gli avatar?) dal fiume di pixel che ci ammalia e ci lusinga, incuranti dei vortici del dubbio?

Susy ha detto...

Agretta, Pinovit, domande, domande. Ve lo ricordate il Responsore, in "Ask a foolish question" del compianto Robert Sheckley? Lui sapeva tutte le risposte, ma nessuno era in grado di porgli le giuste domande. Qui la situazione mi sembra capovolta, le domande ci sono, ma ci saranno giuste risposte?

Anonimo ha detto...

Caro Bitser, ho appena finito di leggere il tuo libro.
Scrivo a te, ma non so se mi puoi capire.
Io sono un'avatar che fa la bibliotecaria in Sl, un lavoro troppo lontano da quello che il picchiatasti ha scelto per te.
Fra me e la mia piacchiatasti non esiste il rapporto astioso e conflittuale che tu hai col tuo.
Noi ci siamo trovate, riconosciute e piaciute, ci sentiamo gemelle siamesi dizigote: lei bionda e io nera, lei dimostra la sua età, io non ho ancora avuto il tempo di lavorare sulla mia skin per dar conto della mia
Lei ed io siamo molto simili.
La nostra avventura in SL è stato più che esplorare un mondo, esplorare noi stesse: la mia picchiatasti è affascinata di vivere l'esperienza dell' immigrata(appena conosce la lingua, non ha abilità e conoscenze utili in questo mondo, incapace di riconoscere la propria cornice culturale, si muove facendo gaffes, interpretando storto). Io invece mi sono avvalsa della sua saggezza, effetto collaterale dell' invecchiare. Lei ha approfittato delle mie capacità di saper essere bambina (forse lei non lo era mai stata veramente).Abbiamo saputo far buon uso delle poseball, giocando "a facciamo che ...siamo praticanti di tai chi, nuotiamo fra i delfini, siamo dei pianisti...."Abbiamo chiacchierato con gusto dondolandoci su un'amaca, con avatar australiani, catalani, siculi e piemontesi, gustandoci le connotazioni etniche, in conversazioni leggere, ma mai banali. Lei è molto sicura di sé e intraprendente, io sto imparando ad esserlo, cercando provando modalità diverse dalle sue. Ci confrontiamo e in questo discorso metacognitivo e ci divertiamo assai.
Per la mia picchiatasti muoversi in second life ha voluto dire esplorare parti di sé sconosciute, per me muovermi con lei è stato osservare come ci si costruisce un' immagine di sé e ci si applicano ruoli significativi per se stessi con cui presentarsi agli altri.

Solo un' ultima notazione: credo che se la mia picchiatasti mi avesse messo in comunicazione, come è successo a te, con un popolo di onanisti, non mi sarei affatto divertita.

Una domanda per tutti: abbiamo visitato tante biblioteche...vuote.
Qualcuno può mettermi in contatto con avatar che facciano di mestiere il bibliotecario?
A differenza della mia picchiatasti, io ...sconto un certo isolamento professionale.
http://italiastate.forumup.it
/index.php?mforum=italiastate
ciao
Alzata

Anonimo ha detto...

La mia picchiatasti mi ha fatto notare che il mio post, appena postato, è risultato anonimo per via che mi sono persa un punto.
Alzataconpugno Tuqiri sono!

bitser Scarfiotti ha detto...

tutto giusto tutto bello, hai una picchiatasti saggia e ben educata...e allora? Non c' è spoazio per nessun altro? Sai che noia se avessi raccontato di lei. Perchè io bitser avrei frequentato solo i bassifondi? Avrei scovato le uniche emanazioni d' umano che scendevano a MUndo alla ricerca d' emozioni? Forse può essere, ma se esiste qualcuno che si rompe a fare il tai chi e nuotare tra i delfini che vogliamo fargli mandarlo a ricondizionarlo?
Sei dentro da poco piccola alzata aspetta che ti arrivi anche a te l' intrippamento poi sappimi dire.

un bacio (kiss poseball) Bit