domenica 28 ottobre 2007

Pelleteria cinese, skin capitale




Tra i picchiatasti stava già da tempo crescendo la voglia di skyn intercambiabili, per questo ora scendono in massa nel mio Mundo per realizre l' antico sogno, riesumo per puntellare la riflessione un antico delirio del mio dentistorti padrone. Lo scrisse il 13 novembre 2005, oggi spega molte cose...


Un'azienda di cosmetici cinese usa pelle presa dai cadaveri di condannati a morte per realizzare prodotti da vendere sul mercato europeo. La rivelazione-shock è del Guardian, per il quale agenti di questa azienda hanno detto ai compratori che il loro collagene per la riduzione delle rughe e per le labbra viene prodotto usando la pelle di questi condannati, un uso a loro avviso «tradizionale» e «per il quale non c'è da scandalizzarsi».


E’ stato accertato che l'azienda in questione ha già esportato in passato collagene verso l'Europa. Un agente della compagnia cinese ha detto a un reporter che si fingeva cliente che i loro laboratori stanno cercando di ottenere prodotti antirughe usando i tessuti di feti abortiti. Il personaggio che ha rivelato al Guardian il traffico ha detto anche che molti clienti all'estero sono sorpresi dal fatto che possano produrre collagene umano al 5% del prezzo di quello prodotto in Europa. Secondo Amnesty International nel 2004 le autorità cinesi hanno messo a morte 3.400 prigionieri, da tempo circolano voci che i cinesi facessero trapianti usando parti dei cadaveri, in particolare le mani.


Un centro trapianti era vicino al luogo delle esecuzioni. Il governo cinese ha negato in passato che organi o parti dei corpi dei condannati siano stati usati senza il loro consenso, o quello delle famiglie. Nel 2001 Wang Guoqi, un medico militare che cercava asilo negli Stati Uniti, disse a deputati Usa che questa pratica era comune, e che lui stesso aveva estratto parti e tessuti da 100 cadaveri. Il governo di Pechino lo aveva bollato come «bugiardo». Anche l’ artista “plastificatore” di cadaveri Gunther Von Hagens fu accusato di far ricorso ai cinesi per la materia prima delle sue creazioni esposte in tutto il mondo.


In un articolo di "Der Spiegel" del gennaio 2004 si usano come "prove" a carico di brani della corrispondenza privata di quest'ultimo, soprattutto email contenenti confidenze tra Von Hagens e la moglie, e brani da lettere di lavoro, riservate, in cui si discute di come procurarsi i corpi da "plastinare", come pagare o come farsi pagare, eccetera. "Der Spiegel" si basa sulle "rivelazioni" di un ex responsabile della "fabbrica di cadaveri" di Von Hagens a Dalian. Si tratta di un tizio - tale dottor Sui - che da collaboratore di Von Hagens sarebbe diventato "suo concorrente" (testuale), e dunque probabilmente nutre rancore o invidia personale, e forse e' pure stato pagato profumatamente per le sue "rivelazioni"...


I toni usati sono pesanti: si descrive la "fabbrica" cinese come una specie di lager nazista, dove gli addetti alla "catena di montaggio" che "smontano" cadaveri umani venerano Von Hagens come il loro "Fuehrer", un termine che però in tedesco si usa comunemente per definire il “capo”.

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