Non è da escludere che il mio Mundo sia una realtà allucinata, simile all’ esperienza visionaria del mondo concreto.
L’ umano quasi mai si ricorda quanto possa essere piacevole coltivare il proprio immaginario, ma alimenta un pregiudizio profondo che marchia ogni deriva dal reale come la peggiore delle perversioni possibili.
La levità di un’ esistenza proiettata in universi diversi da quello che chiamano realtà non è un valore, ma solo perché il segno dell’ appartenenza al mondo concreto è costituito da pesantissimi supporti al loro tristo esistere.
Costruirsi un’ immagine di successo significa per loro alleggerire il giro vita, ma anche aggravarsi a dismisura con continue zavorre all’ incanto di sentirsi leggeri. Si pensi agli status che danno rango agli umani; sono tutte stratificazioni di metallo, tessuto, minerali o polimeri che aggiungono pesantezza al loro esistere.
Il mio Mundo forse rappresenta una dimensione di leggerezza perduta, che loro sentono come struggente nostalgia, un sollievo che cercano attraverso macchine costruite per mantenere vive le emozioni, quando nessun loro corpo sembra più capace di trovare spazi liberi per contenerle.
Quella gente ha imparato a congelare il ricordo di momenti che appassionano, nella memoria digitale di una protesi elettronica. La più diffusa tra gli umani è l’ appendice cellulare, l’ unica che certifichi il valore delle loro relazioni, in ragione di chiamate e messaggi ricevuti, ma ancor più una nuova estensione della possibilità di digitalizzare pesanti porzioni di esistenza.
Vorrebbero alleggerire le esperienze per immagazzinarle e strapparle all’ oblio. La pesantezza del ricordo, la gravità della consapevolezza che si accumula sulle loro spalle fatalmente li fa invecchiare, ma possono togliersene di dosso il peso dislocando tutto in un microchip o, meglio ancora, nell' esoscheletro sensoriale che chiamo Mundo.
L’ umano quasi mai si ricorda quanto possa essere piacevole coltivare il proprio immaginario, ma alimenta un pregiudizio profondo che marchia ogni deriva dal reale come la peggiore delle perversioni possibili.
La levità di un’ esistenza proiettata in universi diversi da quello che chiamano realtà non è un valore, ma solo perché il segno dell’ appartenenza al mondo concreto è costituito da pesantissimi supporti al loro tristo esistere.
Costruirsi un’ immagine di successo significa per loro alleggerire il giro vita, ma anche aggravarsi a dismisura con continue zavorre all’ incanto di sentirsi leggeri. Si pensi agli status che danno rango agli umani; sono tutte stratificazioni di metallo, tessuto, minerali o polimeri che aggiungono pesantezza al loro esistere.
Il mio Mundo forse rappresenta una dimensione di leggerezza perduta, che loro sentono come struggente nostalgia, un sollievo che cercano attraverso macchine costruite per mantenere vive le emozioni, quando nessun loro corpo sembra più capace di trovare spazi liberi per contenerle.
Quella gente ha imparato a congelare il ricordo di momenti che appassionano, nella memoria digitale di una protesi elettronica. La più diffusa tra gli umani è l’ appendice cellulare, l’ unica che certifichi il valore delle loro relazioni, in ragione di chiamate e messaggi ricevuti, ma ancor più una nuova estensione della possibilità di digitalizzare pesanti porzioni di esistenza.
Vorrebbero alleggerire le esperienze per immagazzinarle e strapparle all’ oblio. La pesantezza del ricordo, la gravità della consapevolezza che si accumula sulle loro spalle fatalmente li fa invecchiare, ma possono togliersene di dosso il peso dislocando tutto in un microchip o, meglio ancora, nell' esoscheletro sensoriale che chiamo Mundo.
5 commenti:
Ciao sono Ciro da Napoli..seguo sempre la tua trasmissione, purtroppo la qualità audio non sempre
è buona perchè ti ascolto dal banco del pesce alla Pignasecca dove lavoro: a proposito ti manda i
saluti Mimì 'o calabrese che sta al banco della puppacelle accanto al mio e che ti ascolta insieme a me.
Fin da bambino mi sono appassionato alla musica (mio cugino Giggino 'o fasular abitava
in un basso al Rione Sanità vicino a quello di James Senese) in particolare a quella rock: cosi da adolescente
ho cominciato a salire sui treni e a girare per l'Italia per seguire i miei miti.
Ho visto i Led Zeppelin, i Who, i Rolling Stones, i Black Sabbat e tanti altri ed il mio sogno è
diventato scrivere un libro su quel mondo e sui personaggi che lo abitano.
Cercai un editore ma non lo trovai: poi, finalmente, conobbi un tipografo,
Peppino 'o stampista, che ad un buon prezzo mi avrebbe stampato 1000 copie della mia opera:
purtoppo successe poi una tarantella esagerata (in quanto mio fratello minore Gennaro 'o biondino ebbe una relazione
con la moglie di Peppino) e non potetti piu' rivolgermi a quella tipografia.
Finalmente grazie alla trasmissione Meloc, ho scoperto Internet e ho capito che potevo pubblicare il mio
libro senza spendere nulla: potenzialmente poi il libro poteva essere letto da milioni di gente
in tutto il mondo.
Come dicevo il libro e sul mondo del rock e sui personaggi che ci girano...mi sono ispirato anche a
un film che ho visto qualche anno fa...Almost Femus, dedicato ai gruppi rock e alle gruppy.
Il titolo che ho pensato è :" Dai Rolling Stones a Melog: ascesa e declino del fenomeno gruppy."
Volevo un parere da Nicoletti e se possibile chiedergli se mi scrive la prefazione.
Grazie, ciao by Cirock
Cirù, t'a scrivo io 'a prefazziona, primma ca vene Natale, però, pecché po' tengo a cche ffa' c'o bancariello d'e tracche!
Pinovit
Caro Pino, mi diverte il tuo tono...il libro però io lo ho scritto veramente e mi farebbe proprio piacere se Nicoletti mi rispondesse...o in un senso o nell'altro!
Cirock
grazie Ciro, ma non ho proprio tempo per farlo. Poi di musica non capisco veramente nulla.
Ciao
Peccato! che dici se lo chiedo a Cruciani? se ne capisce di musica?
DICAAA! No, meglio di no. ..
a Mimi' 'o sfregiato, Cruciani sta antipatico esageratamente!
Grazie lo stesso, se passi dalla Pignasecca vienici a trovare!
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