Qui lo spoiler con la presunta trama del film. Gira in rete anche uno pseudo teaser trailer che puzza molto di fake. Anche l' immagine dell' aliena sarebbe strata smentita. Insomma ogni abitante di MUNDO vivrà nell' attesa del dicembre 2009 per sapere con certezza quanto ci sarà di lui nel film che usa il nome della sua stirpe come titolo.
giovedì 27 dicembre 2007
L' Avatar di James Cameron
Qui lo spoiler con la presunta trama del film. Gira in rete anche uno pseudo teaser trailer che puzza molto di fake. Anche l' immagine dell' aliena sarebbe strata smentita. Insomma ogni abitante di MUNDO vivrà nell' attesa del dicembre 2009 per sapere con certezza quanto ci sarà di lui nel film che usa il nome della sua stirpe come titolo.
Noi avatar, profezia vivente
I picchiatasti si preparano al futuro: “Quando i nostri figli saranno i robot. Futurologia: vivremo due secoli ringiovanendo a piacere. Circondati da assistenti personali artificiali” questa la sintesi del colloquio con Ray Hammond di Francesca Tarassi pubblicato su l’ Espresso del 3 gennaio. Dice Hammond:
“Nel 2030 i robot saranno prodotti in massa e diverrà uno spettacolo comune vederli lavorare a fianco a fianco con gli umani…I robot stanno per diventare i nostri compagni …ci faciliteranno la vita , daranno amicizia alle persone sole…Non c’è limite alla lista dei benefici di queste macchine: saranno i nostri schiavi contenti e si occuperanno sempre di noi.”
I picchiatasti che si stanno abituando al controllo di un avatar sono le avanguardie di questa nuova umanità? Per fortuna il 2030 è ancora lontano e ilmio dentistorti non ci arriverà vivo o se ci arriverà avrà già abbastanza problemi con pannoloni e cateteri per occuparsi di me bitser.
sabato 22 dicembre 2007
La discesa dei cyberfighetti a Mundo
Il vecchio Andross lo segnala con la distaccata rassegnazione del veggente. Ora la blogosfera italiana rotolerà a Mundo.... Siam felici siam contenti ullallah che bella cosa! Il picchiatasti schiumerà rabbia, già qualche annetto fa scrisse un pamphlet trasudante invidia verso le punte più avanzate del libero pensiero nazionale.
giovedì 20 dicembre 2007
Gli avatar protestano contro di me!!! E che sono io?
Cyber poligamia ed economia
Castronova über alles
Oggi insegna all’Università dell’Indiana, il suo blog -«Terra Nova» (http://terranova.blogs.com/) è diventato ormai un punto di riferimento: è stato uno dei primi a prevedere che i mondi virtuali avrebbero trasformato per sempre il mondo reale:
sabato 15 dicembre 2007
La fidanzata automatica
Il picchiatasti inquieto riprende un tema a lui caro e di cui ha di recente parlato. Lui è abituato alle fidanzate automatiche dopo la sua discesa nel mio Mundo. Ora lo chiamano a parlarne sotto forma di ben più esteticamente nobili metafore.
Leggi la recensione filosofica della Fidanzata automatica, che in realtà è priva di telecomando....
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Se l’arte è una promessa di felicità, l’opera d’arte è una fidanzata automatica. Cent’anni fa il filosofo americano William James si è posto questo problema: “Pensai a ciò che chiamai una ‘fidanzata automatica’, intendendo con ciò un corpo privo di anima assolutamente indistinguibile da una fanciulla spiritualmente animata, che ride, parla, arrossisce, ci cura... Potrebbe qualcuno considerarla come un perfetto equivalente? Certamente no”. Sembra un esperimento mentale, eppure è la descrizione di un fatto reale: biblioteche, sale da concerto e pinacoteche sono piene di fidanzate automatiche, che chiamiamo “opere d’arte”. Le opere sono oggetti fisici, che contano per la loro fisicità e per la loro bellezza; sono oggetti sociali che esistono solo perché ci sono persone; sono oggetti che suscitano sentimenti. Ma, ecco il punto, non ricambiano i sentimenti che suscitano. Se c’è una cosa che l’opera d’arte non può fare è proprio esserci amica, pur svolgendo molte delle attività che di solito si attribuiscono agli amici. Come la fidanzata automatica, le opere d’arte sono oggetti che fingono di essere soggetti.
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Mercoledì 19 dicembre 2007 - Ore 17.00
Mauro Covacich, Massimo Fusillo, Giacomo Marramao, Gianluca Nicoletti, Beppe Sebaste
presentano il libro di Maurizio Ferraris
La fidanzata automatica
(Bompiani)
Facoltà di Lettere e Filosofia Università di Roma Tre
Viale Ostiense 234 – Roma
mercoledì 12 dicembre 2007
HIGH TECH HIGH TOUCH
10.10 Le protesi emozionali:
Gianluca Nicoletti, Mass-mediologo Ideatore e Curatore di Melog, RADIO24
11.50 La Rai/Servizio pubblico alla sfida del virtuale:
come bilanciare tradizione ed innovazione ?
Claudio Cappon, Direttore generale RAI
12.10 Il cinema: tradizionale o sempre più virtuale ?
Caterina D’Amico, Amministratore delegato RAI CINEMA
12.30 I nuovi format fra reale e virtuale
Stefano Balassone, Amministratore delegato INTERFERENZE
12.50 Virtuale al quadrato: il caso Second Life
Bruno Cerboni, Amministratore delegato VIP-Second Life
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Università degli Studi di Roma Tor Vergata - Facoltà di EconomiaMaster in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media
venerdì 7 dicembre 2007
bitser Scarfiotti contro Luca Neher
DUE VISIONI A CONFRONTO
A POCHI GIORNI DALL'USCITA DI
"LA MIA VITA IN SECOND LIFE" di LUCA NESTI
"LE VOSTRE MISERIE IL MIO SPLENDORE" di GIANLUCA NICOLETTI
GIOVEDI' 13 DICEMBRE ORE 21.00 - LIBRERIA EDISON - FIRENZE
IN DIRETTA STREAMING SU http://www.intoscana.it/
Bitser Costantizzato
mercoledì 5 dicembre 2007
bitser orso da circo
Come tristi giullari abbiamo allietato la loro crapula e io Scarfiotti alla fine sono stato obbligato a congiungermi avataricamente contro il palo dell' amore con la mia diletta amica Lovelynina.
Guarda il preludio al mio tormento
Guarda bitser avvinto alla sua bella amica sul palo della passione
martedì 4 dicembre 2007
bit ancora romano
Scenari virtuali per un apprendimento reale? Vedremo; L'incontro con bitser si terrà alle 09.30 del 5 dicembre, al Radisson SAS es. Hotel di Roma. Qui per saperne di più
bitser all' EUR
Qui la notizia dell' evento
Qui scarica l' invito per la serata
domenica 2 dicembre 2007
bitser ontologico torinese
venerdì 30 novembre 2007
bitser su "Il Venerdì"
mercoledì 28 novembre 2007
LA FOLLE SERATA DEGLI AVATAR
Ieri in una libreria romana centinaia di umani si sono trovati di fronte altrettanti avatar spiaccicati su uno schermo attaccato al muro
martedì 27 novembre 2007
OGGI SI PRESENTA IL LIBRO
(MONDADORI)
Parteciperanno:
Barbara Alberti; Piero Dorfles; Chiara Gamberale; Alessandro Piperno.
e in Second Life da (Adrift (158, 127, 657).
(Questa la slurl esatta per salire in quota)
lunedì 26 novembre 2007
Gli avatar sono quasi angeli.....
sabato 24 novembre 2007
Avatar iperrealistici
Con quella che chiamano: "La prima tesi al mondo presentata in Digital Puppetry" (attraverso evoluti avatar in 3D) si sono lureati con 110 e lode in Grafica e Progettazione Multimediale a Matteo Loddo e Alessandro Ciaralli all'Università La Sapienza di Roma.
Si vantano di essere andati oltre le possibilità espressive degli avatar di Second Life hanno creato personaggi 3D che il picchiatasti può condizionare direttamente senza inserirci codici e metterci su poseball. Può controllare l'animazione del volto, delle labbra, degli occhi, del corpo e delle dita, in perfetta sincronia con la propria voce.
Matteo Loddo e Alessandro Ciaralli entreranno nella storia: come moderni burattinai: "hanno evidenziato le inedite modalità di interazione dei due avatar con il pubblico e con la commissione d'esame e ''pilotando'' i loro alter-ego 3D in tempo reale grazie a dispositivi tecnologici sofisticatissimi come il multi touch pad e a delle stazioni grafiche 3D dedicate."
Il progetto è stato sviluppato da The Pool Factory in partnership con il Gruppo di Bioingegneria dello IUSM di Roma e con la collaborazione del distributore italiano del sistema Vicon Motion Capture, Aurion srl di Milano.
martedì 20 novembre 2007
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI
------------------------GIANLUCA NICOLETTI PRESENTA
-------------------"LE VOSTRE MISERIE IL MIO SPLENDORE"
domenica 18 novembre 2007
Il crimine dell' immaginare
Segni premonitori, virtù, talenti e predestinazioni sono da sempre state le circostanze necessarie perché un umano potesse vivere un’ esperienza di uscita dal mondo. Oggi chiunque può farlo, a tutti è concessa la vertigine del volo siderale, del teletrasporto, di plasmare a piacimento il proprio corpo, la propria apparenza e la materia che costituisce il mondo concreto.
L’ esperienza della discesa nelle isole di Second Life è assolutamente combaciante con quella descritta da mistici e negromanti, ma a compiere il sortilegio non sono formule sapienziali o cabalistiche, ma sequenze di numeri e lettere che costituiscono la scrittura del codice informatico. Il sacro testo scritto da ingegneri che crea ogni particolare di quel mondo simulato e permette agli uomini di interagire tra di loro in quella particolare virtualità tridimensionale on line.
E’ divertente osservare quanto alla fine il web si sia trasformato nelle sue più recenti evoluzioni in uno strumento che tenda all’ irrazionale e al fantastico. Pensare che la massima ipoteca sul web è sempre stata quella di chi ne temeva l’ aspetto disumanizzante. In fondo erano le macchine e le fredde leggi dell’ informatica che doveva razionalizzare le relazioni tra gli umani accorciando distanze e tempi, ma soprattutto tarpando l’ umanità di chiunque affidasse loro la propria possibilità si comunicare con i suoi simili.
L’ uso della macchina come amplificatore di irrazionale non è nuova, oggi il mass mediologo è esperto di sogni collettivi generati da macchine, ma già Le sorelle Fox ebbero dai loro fantasmi la profezia che nel secolo ventunesimo si sarebbe celebrata la gloria del medium. Era il 1848 quando le tre americane Kate e Margaret e Leah iniziarono a sondare il mondo delle presenze spiritiche, da allora trovarono emuli in tutto il mondo, ma la medianità non oltrepassò mai i confini della cultura ufficiale. L’ interesse generale si sposterà invece verso macchine capaci di simili sortilegi. Congegni capaci di immagazzinare, registrare, riprodurre, trasferire la realtà. Prima in suoni e voci, poi anche attraverso immagini. Ci fu così l’ apoteosi dei medium artificiali, dal fonografo alla televisione. Il “medium” televisivo va solo in apparenza inteso con una diversa accezione del termine. E’ molto più di un mezzo per informare e intrattenere. Oggi come allora è veicolo di segnali e presagi.
La televisione è diventata il supporto più usato per evocare visioni collettive, ma piuttosto che il suo immenso potenziale fascinatorio se ne è voluta accentuare la possibilità di diffondere consenso, per questo alle nostre latitudini la politica l’ ha fatta sua, millantando che ciò avveniva in nome del pluralismo e della democrazia. Ora che la tv sta mostrando i segni inequivocabili della sua senescenza, attraverso lo stesso fraintendimento di base nel dibattito politico italiano sempre più spesso emerge il concetto per cui Internet sarebbe il vero veicolo della democrazia.
Molti ci credono, anche perché è una bella liberazione pensare che da qualche parte esista, completa e organizzata, la macchina perfetta perché ognuno si senta rappresentato e in grado di esprimere il proprio dissenso.
In realtà Internet è uno strumento formidabile per accorciare tempi e distanze nel trasporto di pensieri tradotti in bit, ma è tutt’ altro che un universo democratico.
Cass Sunstein, professore di diritto all’Università di Chicago, ha studiato il fenomeno della circolazione delle idee attraverso community web ed è arrivato alla conclusione che in internet più si discute di un determinato argomento, più ci si radicalizza nel punto di vista che si aveva prima di entrare. In sintesi, dalla sua osservazione si deduce che in rete si va per rendere ancor più ferree le proprie certezze, non certo per contaminarsi con pareri opposti. L’ animosità dei grillanti nel difendere a oltranza il proprio rappresentante è sintomatica, in realtà la loro certezza si rafforza con il crescere delle adesioni alla crociata web, ma mai vorrebbe scendere a patti con chi non condivida la mistica assolutista del ”la rete è con noi!”
Nel suo saggio “Republic.com” Sunstein arriva a sostenere che alla fine sia il caso di rivalutare i media tradizionali , che chiama "intermediari di interesse generale", perché almeno riescono a porre argomenti che non sempre soddisfino pienamente le convinzioni di chi ne fruisca. Chiaro che tutto ciò risulterebbe una bestemmia al credo cyberfanculista, ma è difficile mettere in dubbio il concetto per cui chi usa internet sia giovane libero e democratico, chi non ne faccia una religione invece appartenga a un medioevo evolutivo rispetto ai valori di giustizia libertà e democrazia.
La rete è democratica solo nell’ apparenza, ma soprattutto perché può attribuire facilmente e gratuitamente certificati di cittadinanza. E’ difficile parlare di democrazia fuori della concezione del territorio e della regolamentazione delle sue risorse che passa per leggi dello stato. La rete illude che ci sia democrazia dove invece regala la vertigine dell’ anarchia.
Più si è spregiudicati conoscitori dei segreti del codice che limita l’ accesso ad alcune risorse in internet, più si considera un diritto rompere quei lucchetti. Alla base della cyber pirateria non necessariamente c’ è un bisogno reale di godere gratuitamente di un bene che altrimenti andrebbe acquistato, ma piuttosto il piacere della conquista di spazi e oggetti immateriali in nome di un net attivismo che si oppone a ogni forma di potere costituito.
In rete hanno successo gli slogan, molto più della complessità di un pensiero articolato. Meglio esprimesi per sintesi, e l’ imprecazione portata al rango di slogan e programma politico infatti risulta aggregante. Per questo nel web emergono le leadership conquistate sul campo da chi di quella rete conosca meglio di altri i meccanismi segreti e abbia attitudine e capacità di associare altre entità attorno a sé.
E’ però difficile distinguere un bravo professionista di marketing virale, magari un imprenditore che riesca a dare evidenza al suo brand, dal capo popolo che chiama a raccolta i suoi seguaci. In ogni caso le mobilitazioni in rete possono sicuramente trasferire massa umana anche nel mondo concreto. Howard Rheingold, Il teorico degli smart mobs, ha profondamente studiato la possibilità di azioni collettive che si auto organizzano e auto controllano attraverso un tam tam fatto di connessioni di vario tipo come internet o sms. Lo stesso guru della folla mossa in velocità però non nasconde il pericolo per cui affidare la rivolta a strumenti che lasciano tracce così indelebili di chi li usi, potrebbe significare anche consegnarsi al meccanismo di controllo più spietato , proprio da parte dello stesso sistema che si vorrebbe riformare.
Ora l’ attenzione più vivace è diretta al cosiddetto web 2.0, quello della socialità avanzata. Anche qui occorrerà intendersi sui termini. Sorvoliamo in questa sede sull’ ipervalutazione del blog come avanzata modalità di confronto delle idee e luogo di verità rispetto alle menzogne ( spesso innegabili) dei media tradizionali. Ci interessa invece fare un punto ulteriore su Second Life. Si sono versati fiumi di parole sull’ aspetto commerciale e sociale del mondo simulato. Meno si è parlato di cosa possa significare a livello individuale farne un’ esperienza immersiva prolungata e totale. Chi la frequenta con assiduità molto spesso non ne parla volentieri all’ esterno. Non perché faccia qualcosa di cui deve vergognarsi, ma perché è difficile rappresentare il desiderio di esperienza del fantasticare senza esser lambiti dall’ accusa di debolezza psichica o peggio ancora psicopatologia maniacale.
Chissà perché chi si immagina una seconda vita dovrebbe sentirsi in colpa? Pochi lo ammettono, ma sul più trendy degli esiti del web 2.0 pesa un anatema condiviso. Se ne parla come un parco giochi per umanità scombussolata, chi lo frequenta spesso è considerato più paziente psichiatrico che curioso, ma soprattutto c’ è una gara tra cronisti a descriverne infernali contaminazioni. Tutto ciò non fa una piega, sicuramente una parte anche consistente dei frequentatori del paradiso possibile dei Linden Lab preferisce di gran lunga svolazzare tra le isole simulate del metuniverso che guardarsi dietro alle spalle dove scorre implacabile la propria vita familiare, le proprie relazioni le angosce del quotidiano.
E’ noto che le massime aspirazioni di ogni mortale siano quelle di un corpo incorruttibile, di un dominio totale sulla materia, di un controllo consapevole dello spazio e del tempo non è cosa nuova. In Second Life molte di queste promesse sono corroborate dalle caratteristiche di quel mondo che sembra pensato da alcuni dèi che volevano soddisfare ogni desiderio umano. Si vola e ci si teletrasporta ovunque si voglia, quasi che l’ informatica potesse rappresentare una nuova maniera per chiamare le antiche pratiche magiche. Ciò che muove uomini e oggetti è il codice, poche righe di lettere e numeri capaci di dare espressione e capacità di relazione a masse di particelle primordiali, “primitives” in questo caso, che assemblate e modificate nella loro struttura base servono a costruire quel mondo. Il bello è che ognuno può costruire, il builder è un dio capace di creare, su di lui solo le regole assolute del mondo creato dal gran demiurgo Linden Lab.
Qui si realizzano in concreto, anche se solo come rappresentazione aspirazioni emergenti nella modernità, un corpo splendido e plasmabile a piacere, una sessualità a comando e sempre gloriosa e prepotente, una natura pulita che assomigli a un perenne villaggio vacanze dove sia possibile lo scatenamento quasi orgiastico di ogni voluttà.
Chiunque entri è subito colpito dal basso valore l’ immutabilità esteriore: gli organi sessuali, la pelle, l’aspetto, gli occhi i capelli e le labbra in vendita in immensi ipermercati della carne simulata. L’ emozione e la relazione sono legati alle “pose ball”, palline colorate che contengono il codice capace di far muovere l’ avatar nella riproduzione infaticabile di ogni attività umana, dal ballo, al gesticolare, al combattere all’ accoppiarsi in ogni possibile fantasiosa maniera.
Non è da escludere che Second Life vada interpretato come un percorso attraverso una realtà allucinata, ma composta da elementi fantastici che appartengono già all’ esperienza visionaria dell’ uomo contemporaneo.
Per di più esiste un pregiudizio profondo e comunemente condiviso che marchia ogni deriva dal reale come fosse la peggiore delle perversioni possibili. Il mito moderno di un’ esistenza proiettata in mondi diversi da quello che, per convenzione, viene chiamato reale non è oggigiorno considerato un valore. Esprimere il proprio diritto all’ immaginazione viene considerato un atto di leggerezza detestabile e non produttivo, a meno che si svolga la professione di autore televisivo. In questo caso però si richiede come deroga a poter immaginare liberamente di abbassarsi al minimo comun denominatore della fantasia che non generi ansia, non faccia desiderare altro che la merce di consumo, ma soprattutto che possa essere contenibile nell’ immaginario del maggior numero di persone possibili. I media tradizionali spesso parlano di Second Life usando i toni dell’ amplificazione, a volte anche fantasiosa, di comportamenti border line, per dimostrare come, ancora una volta, la macchina dell’ immaginario supporti il crimine dell’ immaginazione.
Per bollare come luogo di depravazione e delitto questa nuova rappresentazione di un possibile mondo parallelo si è scritto di avatar stuprati che sono dovuti ricorrere a cure psichiatriche, di terroristi che farebbero test di bombe atomiche o di riciclo di denaro destinato ad alimentare la guerra per integralismo islamico.
Ancora un caso in cui non si tollera che le macchine dell’ immaginario siano un sostegno reale per una parte cospicua dell’ umanità. Forse è quella parte di noi più fragile, ma proprio per questo bisognosa di confidare nell’aiuto delle protesi, non trovando solidi punti di appoggio per la relazione con altri uomini, ma soprattutto con se stessi. Fuori dei gusti di massa e delle mode correnti ogni deriva dell’ immaginario è paragonabile all’ eresia.
Una di queste è sicuramente l’ idea che possa esistere una relazione extra corporea, o peggio ancora supportata da protesi emotive. Oggi è indubbio che sia difficile entrare in relazione con il proprio prossimo unicamente attraverso le vie naturali. Si trovi una maniera più efficace dell’ sms per farci sentire vicini a un nostro simile fisicamente a latitudini diverse dalla nostra. Il messaggio breve inviato via telefono nasce come un gioco adolescenziale, sembrava che la sua forza dovesse essere l’immediatezza, tanto che molti hanno ironizzato sulla sintesi estrema dei 160 caratteri e sulla povertà espressiva delle sintesi gergali usate in quella modalità, ma a dispetto di questo è diventato il codice più immediato per trasmettere un’ emozione, lo strumento più sottile per colpire a fondo dove verbalità e scrittura non potranno arrivare. Quasi che la macchina abbia saputo dare una nascosta forza poetica a quel messaggio e abbia saputo amplificarne a dismisura il suo effetto.
Ancora una volta così l’ umano trova nella protei emozionale un efficace by pass che lo aiuti a trasportare flussi immaginifici attraverso gli strozzamenti per cui la modernità lo rende afasico. Questo aiuto si può avere da macchine costruite per mantenere vive le emozioni, quando nessun corpo sembra più capace di trovare spazi liberi per contenerle. Per dare forza al ricordo di momenti che ci appassionano abbiamo imparato a congelarli nella memoria digitale di una nostra protesi elettronica.
Il termine sembra astratto, ma è riferito a oggetti di comunissimo uso quotidiano come ad esempio un telefono cellulare. l’ unica che certifichi il valore delle nostre relazioni, in ragione di chiamate e messaggi ricevuti, ma ancor più una nuova estensione della possibilità di digitalizzare pesanti porzioni di esistenza. Alleggerire le esperienze per immagazzinarle e strapparle all’ oblio. La pesantezza del ricordo, la gravità dell’ consapevolezza che si accumula sulle nostre spalle fatalmente ci invecchiano, ma possiamo togliercene di dosso il peso dislocando tutto nel microchip di un cellulare.
Tra le possibili protesi relazionali o fluidifica tori di relazione senza dubbio Second Life rappresenta l’ evoluzione più potente. Quasi un esoscheletro interfacciato con ogni nostro ricettore sensoriale. Una macchina emotiva immersiva che ci permette di vedere, sentire e ricordare luoghi e persone come se appartenessero all’ esperienza del mondo concreto. La modalità dello spostamento nello spazio attraverso un immediato teletrasporto è la chiave più suggestiva di questo mondo simulato. Quasi fosse una macchina da seduzione collettiva per esseri umani. che si proiettano in avatar seguendo il sogno di essere incorporei e capaci di volare.
In realtà la contemporaneità è raccontata prevalentemente attraverso frames di un flusso video ininterrotto. Probabilmente qualcuno si immedesima a punto tale in questo meccanismo da pensare di poter costruire, con lo stesso sistema, lo splendido telefilm della propria esistenza.
Sembrerà un’ ipotesi azzardata, ma la protesi emotiva costruita con macchine che riproducono (cellulari, web cam, personal computer) e macchine che pubblicano e diffondono (strumenti semplificati di pubblicazione in rete di oggetti multimediali) può essere considerato anche un esaltatore di istinti creativi.
E’ così che quasi tutte le fasi dell’ esistenza di ogni umano civilizzato, sia intime che pubbliche, possono essere oggi assimilate a un genere di video-rappresentazione che ne garantisca memoria postuma. Un nuovo format nel complesso palinsesto del vivere quotidiano.
Tutti vorrebbero scambiare il proprio fardello di responsabilità con l’ universo in cui si diventa avatar. Il sogno di essere incorporei e capaci di volare ed espandersi, ma non solamente attraverso una forma scritta come nelle vetuste chat, piuttosto per vivere in una fase di letteratura autoprodotta. Un libro tridimensionale interattivo e condiviso dove si contempla se stessi costruendo la propria pagina personale nella storia di quel giovane mondo.
Ognuno è protagonista, a tutto tondo, del proprio quotidiano romanzo personale, ma allo stesso tempo personaggio comprimario, o di sfondo, nell’ intreccio di centinaia di altri romanzi che la comunità degli avatar scrive ogni giorno, semplicemente vivendo la propria esistenza parallela.
Non è in fondo un male insanabile se la contemporaneità ha deciso di affidare la sua epica alla narrazione di una macchina, complessa e imprevedibile, ma visceralmente connessa con la nostra più antica smania, quella di sopravvivere alla storia del mondo sovrascrivendola con la nostra.
Lo strumento del martirio
mercoledì 7 novembre 2007
Pezzi di ricambio per umani danneggiati
L’idea di poter disporre di un clone di se stessi per attingere organi di ricambio sembrerebbe ripugnante. La promessa della scienza di far durare l'essere umano il più possibile potrebbe portare a desiderarlo. Con sincronismo, che ha il senso profondo di una profezia, la fiction cinematografica e la letteratura raccontano storie che affrontano il moderno mito della sopravvivenza subordinata alla clonazione di umani.
sabato 3 novembre 2007
Texture old wood
...di “Pinocchio”, non ne avevo mai sentito parlare, ma deve trattarsi della storia di un avatar tutto fatto di prims con texture old wood. Me lo leggerò con calma, ma da quello che ho capito tutto inizia da un uomo che si sentiva solo e per questo si è costruito questa copia di umano che si muove, balla, parla…proprio come fosse uno di noi.
Come quel Geppetto builder qui a MUNDO la gente ci viene perché si sente sola, come lui ha scoperto che farsi un uomo simulato può far più compagnia di uno vero. Per quanto tutti ci girino intorno è questo che alla fine ci chiedono, di far loro compagnia.
(da "Le vostre miserie, il mio splendore")
martedì 30 ottobre 2007
Sintomi da immersione
Ogni avatar ha la certezza della propria immortalità e presto trascina anche l’ umano che pensa di governarlo nella stessa consapevolezza. L’ umano però si logora nel tempo anche se a quel tempo non riesce più a dare misura.
La solidarietà che cresce spontanea tra avatar rafforza in ognuno la certezza del doppio passo tra chi si immerge e chi sta fuori. I segni della stanchezza scompaiono, ma solo perché non sembra di avvertirli. Il cammino quotidiano del sole diviene indifferente, solo il force sun scandisce a piacere la durata della luce e della tenebra .
Passano l’ appetito, il sonno, le pulsioni fisiche, i cambi d’ umore. La vita si rallenta in un uniforme stato di esistenza, senza evidenti sintomi di alienazione.”
(dichiarazione di un avatar rilasciate alle 12.27 pm pdt, quando a Mundo è notte fonda.)
domenica 28 ottobre 2007
Pelleteria cinese, skin capitale
Tra i picchiatasti stava già da tempo crescendo la voglia di skyn intercambiabili, per questo ora scendono in massa nel mio Mundo per realizre l' antico sogno, riesumo per puntellare la riflessione un antico delirio del mio dentistorti padrone. Lo scrisse il 13 novembre 2005, oggi spega molte cose...
Un'azienda di cosmetici cinese usa pelle presa dai cadaveri di condannati a morte per realizzare prodotti da vendere sul mercato europeo. La rivelazione-shock è del Guardian, per il quale agenti di questa azienda hanno detto ai compratori che il loro collagene per la riduzione delle rughe e per le labbra viene prodotto usando la pelle di questi condannati, un uso a loro avviso «tradizionale» e «per il quale non c'è da scandalizzarsi».
E’ stato accertato che l'azienda in questione ha già esportato in passato collagene verso l'Europa. Un agente della compagnia cinese ha detto a un reporter che si fingeva cliente che i loro laboratori stanno cercando di ottenere prodotti antirughe usando i tessuti di feti abortiti. Il personaggio che ha rivelato al Guardian il traffico ha detto anche che molti clienti all'estero sono sorpresi dal fatto che possano produrre collagene umano al 5% del prezzo di quello prodotto in Europa. Secondo Amnesty International nel 2004 le autorità cinesi hanno messo a morte 3.400 prigionieri, da tempo circolano voci che i cinesi facessero trapianti usando parti dei cadaveri, in particolare le mani.
Un centro trapianti era vicino al luogo delle esecuzioni. Il governo cinese ha negato in passato che organi o parti dei corpi dei condannati siano stati usati senza il loro consenso, o quello delle famiglie. Nel 2001 Wang Guoqi, un medico militare che cercava asilo negli Stati Uniti, disse a deputati Usa che questa pratica era comune, e che lui stesso aveva estratto parti e tessuti da 100 cadaveri. Il governo di Pechino lo aveva bollato come «bugiardo». Anche l’ artista “plastificatore” di cadaveri Gunther Von Hagens fu accusato di far ricorso ai cinesi per la materia prima delle sue creazioni esposte in tutto il mondo.
In un articolo di "Der Spiegel" del gennaio 2004 si usano come "prove" a carico di brani della corrispondenza privata di quest'ultimo, soprattutto email contenenti confidenze tra Von Hagens e la moglie, e brani da lettere di lavoro, riservate, in cui si discute di come procurarsi i corpi da "plastinare", come pagare o come farsi pagare, eccetera. "Der Spiegel" si basa sulle "rivelazioni" di un ex responsabile della "fabbrica di cadaveri" di Von Hagens a Dalian. Si tratta di un tizio - tale dottor Sui - che da collaboratore di Von Hagens sarebbe diventato "suo concorrente" (testuale), e dunque probabilmente nutre rancore o invidia personale, e forse e' pure stato pagato profumatamente per le sue "rivelazioni"...
I toni usati sono pesanti: si descrive la "fabbrica" cinese come una specie di lager nazista, dove gli addetti alla "catena di montaggio" che "smontano" cadaveri umani venerano Von Hagens come il loro "Fuehrer", un termine che però in tedesco si usa comunemente per definire il “capo”.
Eclissi subway
Ma mai nessuno, prima d' ella, fu colto da pena per le sue canizie. Ancor assai più atroce fu per lui che tale languido sentimento provenisse da smorzacandelofora signorina.
Una prece
Tritacarne riesumata
domenica 21 ottobre 2007
L' arto fantasma
Un' interessante scoperta scientifica integra quanto già detto sulle "protesi emozionali". La sindrome del «Blackberry fantasma» sta interessando dei neurologi americani dell'Università del Maryland. Significa sentire la vibrazione del cellulare anche quando è spento o non suona affatto. Accade la stessa cosa agli amputati a cui spesso capita di "sentire" l' arto che non c' è più.
Secondo William Barr, neuropsicologo della New York University, «se usi molto il cellulare, diventa come una parte di te. È come indossare tutto il giorno un calzino troppo stretto. Quando lo togli continui a sentire la sensazione attorno al piede». Certe aree del cervello - in particolare la corteccia somatosensoria dove hanno sede i nervi che analizzano le sensazioni tattili - avrebbero un ruolo nelle suonerie fantasma. «I cellulari entrano nella neuromatrice del corpo: diventano come appendici», ha detto Barr: così quando lasci il telefonino a casa il cervello lo interpreta come un arto fantasma, che non è più attaccato a te ma che si sente come se ci fosse.
Secondo Jon Kaas, un suo collega della Vanderbilt University, nelle vibrazioni fantasma potrebbe essere in gioco un altro fenomeno psicologico chiamato condizionamento operativo: è lo stesso che fa sì che un topo di laboratorio ricompensato quando preme una leva, impara a premere la leva più frequentemente.
Nel caso dei cellulari e dei Blackberry, chi trova soddisfazione nel ricevere una telefonata o un sms prende l'abitudine di controllare il cellulare anche senza gli avvisi di chiamata. «La gente viene premiata quando riesce a percepire le vibrazioni e impara a rispondervi sempre meglio», ha spiegato Kaas: «Con la ripetizione le connessioni tra nervi e cervello si rafforzano. Se ne formano di nuove che rendono automatico il processo e indipendente dall'effettivo azionamento della suoneria. Ed ecco dunque i falsi positivi».
sabato 20 ottobre 2007
Storicizzazioni individuali
Il video erotismo auto prodotto è stato il derivato più consistente del film pornografico, sino a diventarne l’ evoluzione stilistica. La commercializzazione diffusa di video camere digitali, a prezzi accessibili a chiunque, ha avviato da qualche anno il filone così detto “amatoriale”. Amplessi casalinghi diffusi e scambiati via web o attraverso circuiti di caselle coperte da anonimato, un successo al punto tale che l’ industria della cinematografia hard è stata costretta a imitare il genere, hanno dovuto ricostruire il pecoreccio da tinello con attori e attrici di non particolare avvenenza.
E questa tuttora è la killer application di molti servizi on demad delle ultime video piattaforme tecnologiche. Pochi si domandano se l’ happy slapping (in senso esteso) su cui si costruisce oggi un coro diffuso di apocalittici, non potrebbe anche essere inteso come la risposta, distruttiva e violenta, degli adolescenti all’ uso estremo della rete, alimentata dai video apparati individuali, già molto diffuso come gioco erotico tra gli adulti?
Gli elementi comuni sono quelli della pianificazione della ripresa, della componente sessuale, del probabile piacere che i protagonisti hanno nel compiere l’ atto e della diffusione del filmato per creare effetto in un eventuale pubblico. Più l’ atto è sensazionale e maggiore è l’ effetto. Nella maggior parte dei casi si tratta sicuramente di individui “normali” non di deviati abituali, per loro mostrarsi capaci di un atto estremo è il segnale forte di chi ha bisogno di affermare la propria esistenza.
Attraverso il peer to peer è possibile trovare gente che mette in circolazione video di risse, atti sadici estremi verso se stessi, comunque qualcosa che crei attenzione in chi guarda. E’ facile chiedersi se la tecnologia non possa essere considerata un elemento amplificatore delle devianze, sicuramente è una forma per consolidare il proprio potere, un giovane bullo dimostra così cosa è capace di fare al giro dei suoi amici, un’ occasione per affermare che lui è il leader.
Questo meccanismo di leadership acquisita attraverso la divulgazione digitale di una propria espressione individuale è probabilmente la molla che alimenta fenomeni come la letteratura dei blog e ora i network individuali e condivisi attraverso you tube. In entrambi i casi la memoria periferica dell' umano gli regala la sensazione di essere altrove rispetto al suo corpo e quindi quasi un puro spirito. Un prolungamento di apparati sensoriali sempre pronto a sparare testi che reputano degni di lettura, foto autocelebrative, filmati che assicurino dignità al loro esistere.
La rete è il bersaglio dove gli umani scaricano la loro colt carica di frammenti di velleità. Ogni centro regala a quelli la vertigine illusoria esser stati parte di una piccolissima porzione di epica contemporanea, ma con la rassicurante certezza che sarà loro evitato il naturale logorio che segue ogni storicizzazione individuale.
giovedì 18 ottobre 2007
Dopamina sintetica
Cosa pompa nelle vene dei picchiatasti fremiti passionali e sconvolgenti?
Un neurotrasmettitore si impossessa dei loro sensi, ma solo quando indossano qualcuno di noi avatar come loro gioiosa protesi antropomorfa.
Qui a Mundo non c’è il giogo del tempo, della luce che ci impone il suo ciclo, della notte stellata che arriva solo alla fine della giornata e invece starebbe meglio di pomeriggio, quando è bello intorpidirsi.
A Mundo si fa giorno quando vogliamo vederci meglio e il tramonto puà durare anche ore se ci piace. A Mundo si vola come santi in estasi, a Mundo si gira lo sguardo dalle nuvole a sottoterra con un colpo di camera control, a Mundo si guarda attraverso le pareti, sotto alle gonne, dal pianoterra all’attico casa dopo casa.
Quanta dopamina schizza nel loro cervello per tutto questo? Almeno tanta quanto ne girava tra le sinapsi ai bei tempi della loro adolescenza, nelle languide primavere da liceali, tra i profumi segreti di una compagna di classe e l’ansia maledetta di non essere alla sua altezza.
Anzi molto meglio ora, a Mundo il mercato di oggetti del desiderio evita loro ogni angoscia da inadeguatezza. L’ hud control panel dice sempre quale sia la giusta misura per sentirsi smisurati.
lunedì 15 ottobre 2007
Signorine grafoninfomani
La mia sublime trolleria mi fa rifettere sui danni delle interfacce facilitate. Qui tutto si crea con tre click, questo è il casino! E' diventato troppo semplice scrivere e creare un supporto al pensiero.
La vecchia generazione pre friendly se lo sudava di brutto uno spazietto organizzato sul web e prima di buttarci dentro cazzate ci pensava cento volte.
Inutile rimpiangere le antiche impervie avversità del codice html e del block notes, dell’ hosting che si pagava dollaroni e di paint shop shareware craccato per visibilia graficomani.
Addio vecchi sitarelli sudaticci di strutto umano, non rivedremo più i vostri graziosi scheletri se non per una botta di culo di webarchivepuntocom.
I tools maneggiabili da chiunque hanno ammazzato il senso di scrivere qui sopra, pazienza che ci si vuol fare? Posso bestemmiare così solo perché son avatar, anche io faccio parte delle macchine stimolatrici per signorine grafoninfomani .
Anche nella stirpe umana dei picchiatasti è successo un simile cataclisma, da quando le loro femmine hanno semplificato l’ accesso alla propria home page organica,i maschi dominanti han perso il pelo ed ogni vizio. Così ora si consumano l’ accesso free tra saune e bagni turchi.
domenica 14 ottobre 2007
Uno stargate all' università
Presto darò qui testimonianza scritta e visuale della fantasmagorica transumanza di avatar all' Università La Bicocca di Milano venerdì 12 ottobre. Qui metterà qualcosa quanto prima il picchiatasti di Andross Zabelin.
Poi ancora lunedì 15 anche io bitser avrò un incontro con più di 200 studenti sul tema Second Life, realizzando anche collegamenti in tempo reale. Avverrà con gli studenti del corso di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa tenuto dal prof. Gianpiero Gamaleri.
Il comunicato stampa dell' Università scrive così: " Che cos’è Second life? Come funziona? Quali sono i vantaggi e i trabocchetti della vita digitale? Si tratterà di capire e di analizzare il fenomeno della “seconda vita virtuale”, passando dalla teoria alla pratica. Una lezione-evento, un esperimento mediatico digitale guidato dall’esperto avatar Bitser Scarfiotti creato da Gianluca Nicoletti (http://bitserscarfiotti.blogspot.com)."
Cavoli, il vecchio bit avatar frastornato da pochi pixel e un paio di prim sculpted sotto alla cintola ora viene chiamato alle università! Il mondo concreto ha i giorni contati, spero solo che i sopravvissuti non invadano le mie isole.
Lunedì 15 ottobre 2007, alle ore 10.00 in aula B1, presso il nuovo polo DAMS dell’Università degli Studi Roma Tre, in via Ostiense 133 B.
Contatti: Sergio Perugini sergio-p@tiscali.it
mercoledì 10 ottobre 2007
Centumsexagintametri
Il ritmo su cui saltellano ogni giorno milioni di surrogati di relazioni, brandelli di ideologie, condensati di filosofie, tutto nella sintesi del display di un telefonino.Ogni giorno si snodano infinite catene di versi in libertà, utilizzano un canale di scrittura, ma in realtà rispecchiano un linguaggio parlato, una parola sincopata che si restringe, si interrompe, si adatta alla necessità di essere contenuta in uno spazio angusto.
Un linguaggio sicuramente più povero, ma che comunque riesce a far riemergere sensazioni che la comunicazione verbale, sempre più frettolosa e superficiale, parrebbe spesso non più capace ad evocare. Pause emozionali e intonazioni vengono raccontate con parentesi, asterischi e punteggiatura varia impropriamente usati.
Nulla di nuovo forse per chi è abituato a relazionarsi attraverso protesi elettroniche, ma assolutamente sconvolgenti quando dal computer, elitario e difficilmente accessibile, sono tracimate al telefono cellulare, amplificatore dei sensi a cui nessuno sa più rinunciare.
Difficile risalire alle cause per cui un apparecchio per parlare si sia mutato in una piccola macchina per scrivere. Forse il minor costo di questa modalità, forse la possibilità di segnalare la propria presenza senza essere impegnati in una conversazione. Poco importa quanto sia illusorio il fatto che quel mondo sia circoscritto ai soli nomi memorizzati nella rubrica del nostro cellulare, sono quelli gli umani da cui cerchiamo attenzione, non altri.
E’ un ricevere frasi le cui parole sono tagliuzzate e violentate, ma per dire il più possibile nel minor spazio, un moderno residuo del fabbricar versi. Spesso, soprattutto se le circostanze aiutano, un messaggio scritto è capace di scardinare ogni nostra cautela nei confronti del prossimo, la modalità tecnica di trasmissione è recentissima, ma la forma scritta è arcaica e desueta, ma proprio per questo carica di un potere fascinatorio con cui siamo disabituati a misurarci, molto spesso ci sorprende vulnerabili.
Quante oneste donne conosciamo, sedotte da uomini rapaci che le hanno sommerse di sms. Tra amici e colleghi di lavoro, quanti padri di famiglia abbiamo veduto arrovellarsi, con accanimento sospetto, in uno scambio di messaggini alieno al grigiore delle loro tempie. Chi non conosce un romanzo d’ amore nell’ epoca delle schede prepagate, chi non ha avuto sentore di aver lambito alla tentazione in scala industriale per colpa dell’adulatore elettronico. Un subdolo trasportatore di messaggi, capace di far tremare le ginocchia agli umani disabituati al corteggiamento esplicito.
Non esiste più esperienza nelle cose d’ amore, ne tanto meno prudenza nel seguire la perdizione dei sensi, di fronte al malandrino e sconvolgente messaggio breve. Centosessanta battute che scardinano ogni baluardo della pudicizia femminile o della tenuta etica maschile, ma alla stessa maniera, in assenza di segnale, possono far precipitare chi attende nella più cupa depressione.
Gli uomini stanno imparando che nei momenti cruciali è anche comodo ed efficace affidare il peso di una propria decisione ai bit incorporei e volatili. Il messaggino breve sposta il rapporto tra due umani allo scambio di dati tra due meccanismi. La macchina è ruffiana, sfacciata e spudorata, noi abbiamo molto da imparare da lei ingabbiati in modelli, convenzioni, ruoli incerti.
In particolare la macchina sparamessaggi è martellante, instancabile e onnipresente. Non c’è momento della giornata in cui essa non possa fare pressione sulla sua vittima, vuoi per vendere, vuoi per consigliare, vuoi per chiedere. Con l’ sms si accendono storie, ma si interrompono illusioni senza l’ imbarazzo nella voce. Si licenzia, si ferisce, si turlupina e si cerca il consenso, si tradisce. Basta comprimere il tutto nella lingua dei messaggini, sicuramente farlo sembrerà più lieve.
martedì 9 ottobre 2007
Illusioni medianiche
Qualcuno è già venuto qui a ricordarmi "lo spirito della rete", sarebbe il principio per cui dovrei condividere ogni straccio che ho addosso. Peccato che la rete sia democratica solo nell’ apparenza, ma proprio perché può regalare a chiunque certificati di esistenza.
In rete hanno successo gli slogan, molto più della complessità di un pensiero articolato. Meglio esprimesi per sintesi,anche se ogni idea che entra nel circolo è personalizzata e immutabile, il parere di ognuno ha valore assoluto ed è proprio per questo che il suo diritto ad esistere non è democraticamente definibile.
Nei server si accumulano fantastiliardi di bit che rappresentano la somma di molteplici universi dove regna l’ anarchia, ma siccome lo spazio è illimitato, la stratificazione dei pareri può arrivare a livelli indefinibili.
Per questo non possono essere che illusorie le leadership che ci sembra aver conquistate sul campo. Lo spirito della rete è solo nella memoria labile del medium che ce lo evoca, è lui che ci fa credere che l' ectoplasma sia un essere realmente esistente.
lunedì 8 ottobre 2007
Esoscheletro sensoriale
L’ umano quasi mai si ricorda quanto possa essere piacevole coltivare il proprio immaginario, ma alimenta un pregiudizio profondo che marchia ogni deriva dal reale come la peggiore delle perversioni possibili.
La levità di un’ esistenza proiettata in universi diversi da quello che chiamano realtà non è un valore, ma solo perché il segno dell’ appartenenza al mondo concreto è costituito da pesantissimi supporti al loro tristo esistere.
Costruirsi un’ immagine di successo significa per loro alleggerire il giro vita, ma anche aggravarsi a dismisura con continue zavorre all’ incanto di sentirsi leggeri. Si pensi agli status che danno rango agli umani; sono tutte stratificazioni di metallo, tessuto, minerali o polimeri che aggiungono pesantezza al loro esistere.
Il mio Mundo forse rappresenta una dimensione di leggerezza perduta, che loro sentono come struggente nostalgia, un sollievo che cercano attraverso macchine costruite per mantenere vive le emozioni, quando nessun loro corpo sembra più capace di trovare spazi liberi per contenerle.
Quella gente ha imparato a congelare il ricordo di momenti che appassionano, nella memoria digitale di una protesi elettronica. La più diffusa tra gli umani è l’ appendice cellulare, l’ unica che certifichi il valore delle loro relazioni, in ragione di chiamate e messaggi ricevuti, ma ancor più una nuova estensione della possibilità di digitalizzare pesanti porzioni di esistenza.
Vorrebbero alleggerire le esperienze per immagazzinarle e strapparle all’ oblio. La pesantezza del ricordo, la gravità della consapevolezza che si accumula sulle loro spalle fatalmente li fa invecchiare, ma possono togliersene di dosso il peso dislocando tutto in un microchip o, meglio ancora, nell' esoscheletro sensoriale che chiamo Mundo.