giovedì 31 luglio 2008

L' ultima trincea della tv morente

Non è la prima volta che un editore televisivo si arrabbia quando vede che il suo costoso prodotto viene riutilizzato attraverso YouTube senza che lui ne abbia profitto o possa controllarlo. E’ persino divertente leggere i conteggi delle oltre 315 mila giornate televisive svanite per colpa del Web, ma è anche facile prevedere che si arriverà in tempi brevi alla grande battaglia finale tra i padroni della televisione e il pubblico, che sempre meno avverte come un furto il suo copia e incolla.
in Internet di tutto ciò che la tv ha appena digerito. In questo travaso il nostro paese sembra particolarmente attivo. Pochissimo tempo fa su blog.it si osservava che, a differenza del portale di lingua inglese che aveva al top delle viste i video sportivi e sexi, su YouTube italiano le clip più visitate erano tutti ritagli della tv generalista: Uomini e Donne, Mai dire martedì, X Factor.Questo significa che YouTube è una parolina che oramai anche le nonne hanno sentito nominare in famiglia, pochi ignorano cosa sia quell’archivio immenso dove ognuno, attraverso semplici operazioni, può depositare ogni frammento di vita videoripreso, sia festa, vacanza, ricordo, come pure attimi particolari belli brutti detestabili o sublimi che siano.Ancor più però è entrata nella percezione comune la possibilità di andare a pescare su YouTube momenti epici o catastrofici rubacchiati dalla vecchia tv e messi in circolazione perché tutti possano goderne, o riderci sopra, quando vogliono e per quante volte vogliono.
Le cose stanno così, anche se la materia è oramai nelle mani degli avvocati nessuno potrà più farci retrocedere dall’idea che tra tutte le possibilità di intrattenersi davanti a uno schermo YouTube e prodotti simili sono gli espedienti che ci permettono una maggiore libertà di scelta in termini di tempi, luoghi e prodotti.
Per la stessa ragione la tv generalista non può più trattare con leggerezza il tema della rete perché la rete reagisce. Se ne accorsero nell’ ultima edizione di Porta a Porta, a marzo la sessuologia Grazziottin azzardò un parere troppo sommario sul rapporto causa effetto tra devianza giovanile e gli strumenti di condivisione in rete. La puntata incriminata fu “youtubata” e messa al centro di un’ acceso dibattito tra blogger, alla fine arrivò a Vespa
arrivò a Vespa una lettera di fuoco firmata da decine di intellettuali, investitori pubblicitari e imprenditori legati al mercato sempre crescente di internet.
A maggio del 2007 fu invece YouTube ad essere oggetto di polemiche on line. Era stato spubblicato il documentario della BBC “Sex crimes and the Vatican”, la motivazione ufficiale fu l'acquisto da parte della RAI, ma ancor prima della diretta di Santoro ci furono decine di “volontari” che riuscirono a ripubblicarlo comunque. Così moltissimi, a torto o ragione, lo videro ancor prima che lo trasmettesse "Anno Zero".

Anche la nostalgia per le proprie memorie televisive trova supporto in rete. Uno dei video più commentati su YuoTube Italia è il vecchio “Fine delle trasmissioni”, con le nuvole e le antenne. Come pure “Carosello” si merita le quattro stelle per gradimento, così sopravvive accanto alle storiche puntate di “Il pranzo è servito” che ha una community di patiti. Va forte un compendio commentato di tutte le gaffes migliori di Mike Buongiorno con vallette e concorrenti, come pure il famoso refuso “indecente” di Antonella Clerici.
Qualcuno ha compilato un’ attenta rassegna di spezzoni con soubrettes come Elisabetta Canalis, Loredana Lecciso fino alla Gregraci. Scegliendo però programmi dove le signorine ballando darebbero l’ idea di aver dimenticato capi fondamentali d’ abbigliamento. (si cerchi alla voce:“senza mutande”)
Ecco quindi che lo spettacolo della televisione comincia a sgocciolare lentamente, ma inesorabilmente dentro ai computer. Si immagini un vecchio acquedotto che sia tutto una falla a cui qualcuno si attacca abusivamente per innaffiare il suo orticello.
Perché lo si fa? Perché dalle comunità della rete nasce una nuova esigenza che è quella della condivisione. Quello che si condivide è più saporito, è immediato nella fruizione, semplice nella ricerca e arricchito dal brusio dei commenti. E’ facile prevedere che Il fantasma digitalizzato dei programmi tv troverà comunque il modo di sgusciare dalle fessure degli archivi ufficiali e apparire inaspettato ovunque ci sia qualcuno capace di evocarlo.

(da LA STAMPA del 31/07/08)

giovedì 17 luglio 2008

Oblio illusorio

Il Garante per la Privacy avverte gli Italiani sui rischi delle giocose derive sul web 2.0. ''Assistiamo con vigile attenzione al diffondersi di YouTube e dei nuovi Social Networks” ha detto ben chiaro Francesco Pizzetti nella sua relazione annuale fatta ieri alla Camera. I diretti bersagli di questo monito in Italia, secondo una ricerca di AssoComunicazione, sono circa un milione e mezzo. Tutti utenti abituali di strumenti di condivisione volontaria via web di dati personali, ma vale anche per quelli passivamente e involontariamente coinvolti nel mare infinito di dati che viaggiano in rete.

E’ ancora lecito invocare il diritto all’ oblio che ha ogni essere umano, anche solo sfiorato nel corso della sua vita da medium di qualsiasi tipo? Ora è una speranza vanificata con assoluta certezza, l’ archivio dei giornali consultabile on line si ingigantisce giorno dopo giorno. In più la generazione attivissima dei nativi digitali è geneticamente costituita da autofornitori di informazioni su se stessi, come utenti di social networking, o alimentatori di archivi di video. Così pure scambisti di reciproche foto di famiglia, tracce indelebili di amori, amicizie, scorribande, passioni politiche, velleità artistiche gusti e consumi.

-un addio al nubilato-

Così il Garante dice ai più giovani che dare troppo di sé a quei formidabili potenziatori dell’ ego adolescenziale potrebbe condizionare il loro futuro di adulti. E’ una riflessione che raramente sfiora quelli che con le protesi elettroniche hanno maggiore dimestichezza, ma forse è opportuno fare esempi illuminanti. Il giochetto da discoli di mettere su YouTube prodezze da ricreazione è forse il battesimo digitale del leader del gruppo, ma anche la sua punizione a orologeria.

Lo sfottò del secchione o la gara delle tette al vento tra le compagne più scafate, oggi potrebbero sembrare persino un trastullo innocuo, ma forse quelli che si fideotelefonano con leggerezza materiali del genere non pensano che, tra cinque, sei sette anni, una volta scavezzacolli redenti, si troveranno a dover fare i conti con la memoria indelebile del web. Un uso goliardico che in futuro, come dice il Garante ''Può determinare, specie nel momento dell'accesso al lavoro, rischi anche gravi per giovani e giovanissimi.”

-Compleanno ridanciano-


Immaginiamo di essere il selezionatore del curriculum che cyberbulletti di oggi diligentemente posteranno una volta cresciuti. Magari lo troveremo in Linkedin, il social network più professional fighetto che ci sia, quello dove imprese e rampanti si scambiano domande e offerte di lavoro. Assieme ai master di altissimo livello, le specializzazioni all’ estero, le qualificanti referenze e le mirabolanti potenzialità di una risorsa umana per alcuni di loro potrebbero sbucar fuori le chiappe al vento immortalate in una gita scolastica, o la gara di rutti della festa per la maturità. Ciò non sarebbe carino

(da LA STAMPA del 17/07/08)

sabato 12 luglio 2008

Gli dei elettrici falsi e bugiardi

Il bimestrale dell’ Università Cattolica “Vita e pensiero” pubblica l’ intervento di Eric McLuhan Il figlio del grande massmediologo. Per McLuhan Junior Il cyberspazio sembra attirare anime come una nuova e prepotente divinità.
Tutto avviene negli ultimi dieci anni con il prevalere di un nuovo tipo di cultura, quella degli incorporei cacciatori di informazione. Come gli antenati del Paleolitico nomadi e cacciatori, i neonomadi si spostano in forma "elettrica" (electric), dove possono trovare la selvaggina.
Il figliuolo osserva che almeno un terzo dell’ umanità non si pone più il problema della salvezza individuale, perché gia si sentirebbe parte di un’ enorme massa metafisica. I media elettrici insomma quando ci prendono per la gola e si fanno inseguire come selvaggina ci rubano anche l’ individualità: “La persona comune utilizza quotidianamente i media interattivi, dal telefono a internet, e viene trasformata in particelle di informazione elettrica. Questa incororporeità riproduce la condizione degli angeli e contribuisce al disorientamento che la gente prova nei confronti del mondo materiale.”
Privato del proprio corpo quindi il cybernomade diventa “Massa elettrica” che “vive come se fosse già morta” che è quasi una tecnica zen o in generale un esercizio ascetico per chi cerchi la perfezione assoluta. “La morte come stile di vita suona familiare a coloro che seguono le notizie. Il terreno, l'ambiente favorevole per la massa elettrica è la totalità dei media elettrici presenti e operanti, teletrasmessi, in rete o satellitari ecc. Quindi, esiste la massa della radio, la massa della televisione... ed è come se fossero tutte forme dialettali diverse utilizzate dal pubblico di massa."
I neonomadi privati dei corpi fisici naturalmente si emozionano non certo grazie agli antichi e superati sensi, ma usano “l’ immaginario partecipativo” che restituisce loro la sensazione dell’ esistenza (Sembra proprio Matrix!!!) “ On line o in onda, se privati del corpo fisico, si indossa il fisico collettivo: si indossa tutta l'umanità come fosse la propria pelle”. Naturalmente il signor McLuan scrive su una rivista dell’ Univ Cattolica per annunciare che Dio potrebbe essere soppiantato dalla Rete e di conseguenza mette in guardia la Chiesa che ancora cerca i valori dell’ individuo all’ interno del suo corpus: “La nostra rete mondiale ha il suo centro dovunque e il suo confine in nessun posto (si tratta di un'altra similitudine che richiama la nozione medievale del Dio onnipresente e non círcoscrivíbile”. Per di più i media elettrici svolgerebbero una forma diffusa di drammatizzazione della morte che renderebbe forse difficile la proposizione di post mortem consolatori ottenibili con la pratica religiosa: “…disturbano l'unione naturale tra mente e corpo nel livello più profondo. Sottraggono l'utente alla natura, in una pantomima di morte. La nuova sensibilità porta un nuovo fascino suscitato dalla morte e dall'aldilà (visto sempre di più come "aldiquà"), e incoraggia la crescita del nichilismo e dell'amoralità.(…) Notiamo con quale facilità i ragazzi cambiano le identità, nei videogiochi come su YouTube, Myspace, Msn e altri. Si possono rivelare nel role play poíché il loro senso di identità è molto fluido e duttile. Il role play è la loro prima natura ed è una costante di preferenza propria dell'emisfero cerebrale destro.”
L’ esorcista ancora una volta farebbe bene a riprendere in mano la sua valigetta e correre al capezzale dei giovani posseduti dal grande mentitore dalla molteplice identità.

Parliamo di: "Dal villaggio al cyberspazio: una sfida per la fede" pubblicato in VITA E PENSIERO, bimestrale di cultura e dibattito dell’ Università Cattolica, N.3 maggio-giugno 2008.

Eric McLuhan, figlio di Marshall da sempre ha collaborato alle sue ricerche, scrivendo con lui alcuni importanti studi, fra cui Lows of Media.The New Science (1992). Il testo citato riprende una relazione pronunciata al convegno L'Europa e le Americhe organizzato a Roma il 28 febbraio 2008, in occasione dellaVl Giorna ta Europea degli Universitari.

sabato 5 luglio 2008

Droghe auricolari

Da una vita bitser mette in guardia gli umani sulla dopamina sintetica che schizzerebbe loro tra le sinapsi quando stanno troppo tempo in immersione picchiando sulla tastiera. Ora ecco che arrivano le cyberdroghe che si comprano dal pusher via file sharing. Circola da un pò la voce che si possano scaricare da I-doser ( qui l'interfaccia italiana) dei file mp3 con suoni capaci di riprodurre gli effetti delle principali droghe di uso comune. Ogni traccia audio conterrebbe frequenze sonore che dovrebbero procurare alterazioni nervose che, a livello cerebrale, mescolate con speciali sintetizzazioni, sono capaci di indurre stati allucinogeni, euforici, equiparabili all'assunzione di spinelli o pasticche.

Con meno di 14 euro si può acquistare online una compilation di oppio, marijuana, peyote, cocaina. Tutto attraverso mp3 binaurali da ascoltare in cuffia con il volume a palla. Si farebbe il pieno frequenze sonore che agiscono sul cervello provocando gli stessi stimoli nervosi di una dose di sostanza psicotropa. Ovunque si possono scaricare i file narcoinebrianti che viaggiano su frequenze comprese tra 3 e 30 hertz, sono infrasuoni su cui lavora il cervello umano che vanno a toccare regioni profonde di quello che abbiamo nel nostro processore organico e nemmeno lo sappiamo.


L' arte nelle terre inconcrete

Non ci sarà arte nel mondo metaforico se non si estenderà il diritto alla dignità dell’ umano anche allo stato di avatar. Ogni produzione di oggetti sembrerà sempre l’ arredo di una casa per bambole, a meno che il mondo delle nostre protesi antropomorfe cesserà di essere considerato come una sorta di immateriale giocattolo. In tale equivoco, fatalmente, ogni atto artistico sarà comunque visto come semplice texture in un videogame di rozza fattura.

Io, in quanto avatar, difendo la dimensione originale del mio "Mundo". La sua autonomia nel generare modelli estetici originali, non solamente grottesche realizzazioni semplificate di oggetti usati nel mondo concreto. Per arrivare a questo pensiero mi sono scisso in modo notevole dalla mia natura d’ origine, cercando per vari mesi di vedere l' umanità con lo sguardo mobile di un avatar senza peso nè tempo.

Le dimensioni metaforiche interattive on line sono un grande diversivo al tedio esistenziale, ma chi frequenta assiduamente quei mondi, mentre si corrobora l' autostima, spesso lascia tracce orribili del suo passaggio. Molto controversa è oggi la valutazione della reale entità di frequentatori di quelle isole felici generate dai server della Linden, ma è comunque un’ esperienza molto significativa per coloro, pochi o molti che siano, che dedicano una parte rilevante del loro tempo reale ad allacciare rapporti sotto la forma di avatar.

Troppo poco però si riflette sull' estetica di Second Life, tale come potrebbero elaborarla i suoi più assidui abitanti stanziali. Gli appuntamenti dedicati all’ arte sono senz’ altro un lodevole aggregatore d’ interessi nella seconda vita, ma ancora la colonizzazione delle terre “inconcrete” non si discosta da ogni precedente conquista territoriale avvenuta sotto il pretesto della civilizzazione.

L’uomo si traveste da avatar, ma spesso resta prigioniero della pesantezza della sua umanità, anche quando edifica le sue città e allaccia nuove relazioni. Immagino che sia impossibile prevedere una sorta di principio regolatore nell' immaterialità prodotta da codice informatico, tuttavia non sarebbe inutile tendere a un' ecologia dell' immaginare, fare uno sforzo notevole, ma suggestivo, per iniziare a pensare una definizione del bello che abbia un suo senso assoluto per i mondi paralleli.

Ogni riproduzione in scala di oggetti di valore storico e artistico, quando passa per le coordinate che definiscono l' esistere in Second Life, assume la grottesca caratteristica di un set per marionette che rappresentano umani. Non è la ricerca del realismo quindi che attribuisce la caratteristica di opera d' arte nel mondo parallelo, anzi direi più drasticamente che l' essenza dell' opera d' arte non è un' informazione che il teletrasporto in prim mantiene dalla memoria molecolare. L' arte deve essere quindi giudicata tale non dal punto di vista dell' occhio umano, ma dalla soggettiva del “camera control” che definisce l' angolo visuale dell' avatar.

Per iniziare a concepire in una dimensione graduale l’ esperienza dell’ immaterialità, ho pensato a un meccanismo che fosse capace a trasformare una piéce teatrale in una pratica visionaria. Il progetto si ispira alle ingegnose macchine del teatro greco, quelle usate per creare l’ illusione della discesa degli dei dal cielo.

La mia "macchina per entrare e uscire dal mondo" è un trasformatore di umani in avatar e viceversa, un meccanismo semplicissimo da potere usare in teatro, ma con dovuti adattamenti anche in qualsiasi architettura frequentata da persone. Per il prototipo ho scelto come scenografia una piazza metafisica di Giorgio de Chirico, ma si potrebbe anche raffigurare una stanza o una specie di corte, o via chiusa o angolo di città paese ecc.. L’ importante è che ai due rispettivi estremi della parete della scena siano create due porte che si possano realmente aprire e chiudere. La scenografia in sintesi è un unico pannello diviso in tre aree. Le due laterali, dove aprono le porte, rappresentano la facciata esterna dell’ edificio foto riprodotta sul legno della scena. La parte centrale invece è bianca come uno schermo cinematografico. La sezione mancante della scena viene integrata video proiettando un ambiente virtuale tridimensionale interattivo che completi in maniera indistinguibile il quadro dell’ edificio con altre due porte virtuali apribili.

Ogni attore o persona del pubblico può entrare dalla porticina di legno, come essere in carne e ossa, e riuscire da quella proiettata sotto forma di avatar, ma sempre continuando a dare la voce alla sua rappresentazione virtuale. Naturalmente può essere fatto anche il percorso inverso facendo diventare un avatar umano. E’ stato così possibile realizzare dal vivo una performance molto coinvolgente. L’ arcana semplicità della macchina rende l’ esperimento comprensibile a chiunque, oltre il pregiudizio che ogni tentativo di uscita dal mondo con mezzi telematici sia elitario, detestabile e sospetto di derive patologiche. Il teatro riporta a considerare come possibile esperienza individuale, e fonte provata di ispirazione artistica, lo sperimentare esistenze parallele alla propria.

Così ho guidato “dentro” esseri umani sfidandoli ad essere “altro” rispetto al corpo materiale. Una forma di autoletteratura immersiva in cui il supporto coincide con l’ autore. Il simulacro di temporanea immaterialità a cui le mie cavie davano voce, diventava così la più potente raffigurazione della loro coscienza.